mercoledì 17 dicembre 2014

13 Dicembre 2013 (iPhone –> Note)

A,
Bra,
Ca,
Dabra …
Alfabeto Magico!
• Alle 21:15 su RaiRadio3 hanno trasmesso una serie di brani con voci strazianti e musica interessante, da riascoltare… Scaricare il podcast rai (anche per capire che opera è). Il tutto oggi si addice al mio stato d’animo.
• Strana parola: Paupulo = verso del pavone. [#Neologissimi = fare il verso ad un pavone pugliese?]
• Provo a buttare giù due o tre cose sull’articolo per A.S. sulle Date:
«[“Si ritrovò quasi al penultimo piano, tra un mercoledì e un venerdì di scarto. Un giovedì mezzano.  Pochi gradini ancora e dal ballatoio del sabato sera sarebbe sgusciato dritto sul terrazzo, sotto un sole cocente che sapeva di Domenica (Il luogo di Dio). Domine@Dio. Una volta lassù, si ricordò che l’amico del giovedì rideva ancora, e con lui il portiere arrivato il lunedì dell’Immacolata oltre alla nuova inquilina che ha traslocato la settimana scorsa”]».
• #Fatespazio per #scritturebrevi = manoscritto datomi <-> mano,  scritto d’atomi <-> manoscritto da tomi.


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Diconodioggi e Pagina99we - 29 novembre 2014 
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 72 - 13/19 dicembre 2014)


Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 30° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



domenica 14 dicembre 2014

Nuova Era: Calendario Chirichiano

Ho rivisitato la dinamica delle sfere celesti (le stelle le vedevo già da solo a 38° e mezzo) e la nuova suddivisione del sistema planetario mi ha suggerito, insieme alla legge dell’ottava (vedi sigillo di Giordano Bruno e di Leonardo) una nuova organizzazione dei giorni e dei mesi in 4 octamane mensili.
I giorni, che ho chiamato «Quidie» (sintesi del “Qui ed Ora” giornaliero, ma per tutti i giorni di un anno) sono 8, suddivisi nell’ordine di 4 materiali e 4 spirituali come è la suddivisione degli 8 pianeti del sistema Solare, 4 solidi e materiali (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e 4 gassosi e spirituali (Giove, Saturno, Urano e Nettuno).
I primi 4 quidie (con nomi dedicati ai Latini) sono di duro lavoro, fatica fisica e cognitiva (tipico degli uomini) e i secondi 4 quidie (con nomi dedicati ai Greci) sono di puro divertimento, fatica mentale e intuitiva (tipico delle donne), quindi, per 4 quidie si lavora (3 per il proprio datore e 1 per lo Stato) e per altri 4 quidie si fa sport, ci si dedica ai propri hobby, alle arti e ai viaggi (a proprio piacimento). I mesi sono 11 (6 corti di 33 quidie e 1 lungo di 35 quidie, quando l’anno è bisestile sono 36). (…)


Oggi, per voi è il 6 dicembre, con il calendario della Nuova Era, è l’ultimo degli otto quidie della prima octamana dell’ultimo mese. Il cronometro segna il numero: 340 [33x10+2+8(
41ª)]. Vuol dire che oggi è la 41ª Poseidonidie, di un anno non bisestile dedicato alle attività spirituali, la musica. (…)
Spero che la Sublime armonia del nuovo calendario inizi a governare anche il vostro animus personale.  
Dixi et salvavi animam meam.


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Diconodioggi e Pagina99we - 6 dicembre 2014/ 8° quidie 41ª octamana 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 71 - 6/12 dicembre 2014)
pubblicata su twitter da @Ninninedda

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Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 29° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 




Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

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Inizio col dire che la distanza espressa in luce 
tra la Terra e il Sole è di 8 minuti (1 UA).  

Intorno al Sole orbitano 8 pianeti (4 solidi e 4 gassosi). 

L’umana specie è legata all’otto perché 8 è il numero che rappresenta l’equilibrio cosmico. 8 sono i trigrammi dell’I-Ching (64 è quadrato di 8), l’ottagono è la mediazione tra Cielo (cerchio) e Terra (quadrato), 8 i punti cardinali (4 principali e 4 secondari: Rosa dei venti), 8 le principali articolazioni degli esseri umani, 8⁸ sono i codoni del nostro DNA, ...


Sigillo di Giordano Bruno
8





Simbolo universale del “Fiore della Vita” 
interpretato da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico



Individuazione delle 4 octomane (2 nere maschili e 2 grigie femminili)
dal “Fiore della vita
qui il link ad alcuni dei manufatti basati sul simbolo universale.








Appunti autografi con rimandi al calendario della Nuova Era

Quidie (come scansione quotidiana del Tempo)
Il tempo governa il nostro bioritmo e ogni istante è il risultato di un equilibrio dimensionale a noi consono. Ogni particella e ogni elemento fisico e psichico è soggetto alla legge dell’armonia (intesa come attrazione universale) che muove il nostro sistema solare, regolando e scandendo la nostra esistenza in maniera positiva o negativa. Molti di questi elementi influenzano e regolano costantemente i nostri giorni ma non sempre siamo coscienti della loro azione e dei loro effetti su di noi; spesso sono influenze che subiamo passivamente, altre volte invece, le trasformiamo in energia purificatrice rendendo i nostri periodi su questa Terra gradevoli, positivi e vitali.
Per trasformare in energia positiva ogni elemento che interagisce con il nostro piano dimensionale fisico e psichico, naturale e soprannaturale, ognuno di noi inventa nuovi metodi, nuove discipline, nuove terapie, nuove diete, nuove tecniche, le trasforma in dottrine, in manzie, in simboli, emblemi, paradigmi, principi, filosofie, leggi, assiomi, regole, diritti, doveri, fedi, annotando tutto e trascodificando l’essenza delle cose in disegni, quadri, sculture, architetture, musiche, poesie, ...  oppure adotta e accetta metodi universali riconoscendosi in essi. Alcuni, dopo l’esperienze, trascrivono le visioni e i cambiamenti in diari, almanacchi, lunari e calendari; altri invece, appuntano le trasformazioni e le continue evoluzioni degli elementi e degli eventi, riconoscendoli come idonei, giusti, sicuri, inquadrandoli, se soggetti alla scansione del tempo, in anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti, secondi, nanosecondi, ...

Qui, imparentandomi, ex cathedra (sic!), tra la schiatta dei visionari innovativi che trovano anche il tempo di illudersi profeti in patria (sic!), scoprirete tra le righe del foglio autografo sopra linkato, alcuni dei meccanismi, le innovazioni e le logiche morali e numerali soggette ai valori universali che governano e scandiscono questo mio calendario chirichiano (sic!), che oltre a regolare il tempo inteso come rapporto degli eventi che segnano il percorso evolutivo di un’intera esitenza terrena, presenta le connessioni e il ritmo per goderne appieno. Naturalmente chi come me si arroga il diritto di regolare o organizzare il tempo inventando un nuovo calendario è un individuo senza freni mentali che sfocia senza ritegno nell’allucinazione utopistica anche per il gusto di plasmare a proprio piacimento la realtà e permettersi il lusso di cambiare il nome alle cose e di attribuirle un nuovo sacro valore universale. Forse in futuro ne scriverò un libro, se ne avrò il coraggio o l’ispirazione; il titolo potrebbe essere questo:


F. Chirico
Nuova Esperia
e altre utopie
 
dedicato ad Antonella Sbrilli e Luigi Scebba 
 
Anno chirichiano (suddivisione del tempo siderale)
L’anno è diviso in 11 mensilità - Ogni mese ha 33 quidie (giorni) suddivise in 4 octamane (8+8+1+8+8), eccetto il sesto mese, centrale, che ne ha 35 (36 quando l’anno è bisestile). Ogni mese ha una festività nazionale, che cade il 17° quidie, centrale tra le 4 octomane [inseriti come intervallo, tra due periodi di 16 quidie di un mese (2 octamane)], eccetto nell’anno bisestile, ché il mese centrale ne ha due. In pratica ci sono 12 festività nazionali e 2 quidie dedicate alla Luna (ovvero potrebbero essere 11 festività e 3 quidie dedicate alla Luna).
Le 11 quidie in più, centrali, fuori dall’equilibrio delle octomane, sono chiamate Heliosdie (in onore al Sole), mentre i 2 in più nel mese centrale, il sesto, il più lungo con 35 quidie (18° e 19° quidie) sono chiamati Lunedie.
Continuando a leggere scoprirai che ogni octamana corrisponde ad un intervallo di un’ottava e che ogni quidie vibra come una nota: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La Si, eccetto l’ultima che vibra un’ottava superiore: DO. Che ogni anno inizia e finisce sempre con lo stesso quidie, il 1° è sempre un Mercudie e il 365° un Poseidondie. In questo modo quando ci si riferisce al 32° Zeusdie, si è certi che si parla dell’ottavo mese (4 octamane al mese x 8 mesi: 4x8=32), precisamente del 30° quidie dell’ottavo mese (8+8+1+8+5) o del 242 quidie dell’anno (33+33+33+33+33+35+33+30=242) non bisestile.

Quidie (nomi delle 8 quidie)
Le prime 4 quidie sono dedicate ai 4 pianeti più vicini al Sole, sono pianeti duri, solidi (nell’ordine: Mercurio, Venere, Terra e Marte). Queste prime 4 quidie materiali esprimono al meglio il duro lavoro, fatica fisica e cognitiva, attività tipiche del mondo maschile. La definizione onora la lingua latina.Le seconde 4 quidie sono dedicate ai 4 pianeti più lontani dal Sole, sono pianeti gassosi (nell’ordine: Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Queste seconde 4 quidie sono spirituali esprimono al meglio il puro rilassamento, la fatica mentale e intuitiva, attività tipiche delle mondo femminile. La definizione onora la lingua greca.

1 - Mercudie (quidie di Mercurio) -> Do
2 - Venusdie (quidie di Venere) -> Re
3 - Terradie (quidie di Terra) -> Mi
4 - Martedie (quidie di Marte) -> Fa
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5 - Zeusdie (quidie di Giove) -> Sol
6 - Kronosdie (quidie di Saturno) -> La
7 - Uranosdie (quidie di Urano) -> Si
8 - Poseidondie (quidie di Nettuno) -> DO (ottava superiore)

Octomane (durata di 8 quidie)
Ogni essere di questo nuovo mondo utopico, dedicherà la metà del proprio tempo a lavorare sviluppando la propria indole naturale (diversamente cambierà lavoro fino a trovare quello che gli si confà), cioè eserciterà un’attività fisica e mentale per la quale si è portati, e nell’altra metà invece la dedicherà agli hobby, a viaggiare, meditare, pregare, scrivere, leggere, danzare, scolpire, dipingere, musicare, cioè ad esercitare e a frequentare le attività legate al mondo artistico e culturale. Il motto sarà “Corpo e Mente, l’un dell’altra comburente” una sorta di mens sana in corpore sano, perché il vero cibo che fortifica un essere umano è il delicato equilibrio dei propri doveri e dei propri piaceri.

I giorni di lavoro sotto tutti concentrati in 4 quidie, per ottimizzare il tempo operativo e sui costi degli spostamenti da casa per i luogo di lavoro (meno tempo perso nel traffico, meno smog, meno stress, ...). Le ore di lavoro sono sempre 40 (10 per ogni quidie), 30 ore sono dedicate al proprio datore di lavoro e 10 ore invece allo Stato (manutenzione strade e giardini pubblici, assistenza anziani e bambini, turni di vigilanza e assistenza nelle biblioteche pubbliche, manutenzione scuole, asili, siti e aree archeologiche, supporto nell’organizzazione di eventi e mostre, ...). In questi giorni così come nelle successive 4 quidie spirituali ci si dedica anima e corpo senza rinunciare a sacrifici e ad altruismi. Il compenso delle proprie prestazioni cresce con la propria partecipazione ed abnegazione, sempre da esercitare nelle sacrosante ore di lavoro, senza sacrificare un minuto di più, non necessario. In questo modo ognuno avrà un lavoro e non esisterà la disoccupazione.

Si inizia a lavorare dal compimento 24 anni. Nei primi otto anni di vita si viene educati ad ogni tipo di attività ricreativa e ludica, spirituale e religiosa. La propria famiglia è il luogo pertinente alla crescita. Nei primi 4 anni si è affidati ai genitori (i ruoli sono interscambiabili ma i primi due alla madre [allattamento, ...] e i secondi due al padre, sia essi reali o putativi) nei successivi 4 anni invece si viene affidati, oltre alla famiglia, anche a centri di educazione e benessere spirituale, affinché attraverso maestri d’arte e d’ingegno si scopra e si sviluppi la propria indole naturale. In questi 4 anni (così come in ogni altro ciclo di crescita fino ai 24 anni) ogni essere oltre a divertirsi e a trastullarsi con ogni gioco e divertimento, deve imparare e predisporsi a conoscere e a sviluppare un’attitudine all’agricoltura e alle culture idroponiche, alla pesca e quindi al nuoto, alla botanica e allo sviluppo delle specie vegetali, alla caccia e alla sopravvivenza in caso di carestie e disastri ambientali; partecipa anche alle attività lavorative per lo Stato (mai come sfruttamento ma come attitudine a sviluppare il senso del dovere fin da piccoli), ognuno con le proprie capacità. Negli ultimi 4 anni si inizia ad essere predisposti alla meditazione e alle discipline yoga, alla preghiera e al raccoglimento, a tecniche di rilassamento e alle arti marziale come tecniche di autodifesa, a discipline di autocontrollo e a discipline olistiche e di autoguarigione. Nei secondi otto anni di vita, tutti dedicati alle istituzioni scolastiche classiche e scientifiche (4 anni alle scuole inferiori e 4 alle superiori) si raggiunge la maturità spirituale e fisica, e si è pronti negli ultimi otto anni a concentrarsi e a perfezionare le scuole universitarie per la propria indole. Come sempre lo scenario delle attitudini legate ai giorni scolastici sarà suddiviso in 4 quidie di studio con letture di letteratura classica e straniera e alla scrittura, quest’ultima tutta manuale e deve avvenire su carta, e le seconde 4 quidie di attività reali e sperimentazioni artistiche, scientifiche, tecniche e sportive, ognuna con sviluppi alle realizzazioni e manutenzioni delle opere dell’ingegno nonché alle corrette utilizzazioni delle risorse terrene presenti e future: nuovi sistemi di purificazione dell’acqua e dell’aria, metodi di produzione di cibo, nuovi metodi di costruzione di bacini idrici, ... A queste si aggiungono le lezioni e le attività legate alla sessuologia e alla spiritualità. Negli ultimi otto anni dedicati alle Universitarie ci si specializza nel proprio campo di interessi e si diventa ingegneri, medici, professori, politici,

Questo calendario non ha quidie dedicate a santi o festività religiose (giacché ognuno avrà una propria fede che svilupperà appieno nelle seconde 4 quidie di ogni octamana) giacché le prime 4 quidie sono dedicate a grandi uomini (Einstein, Platone, Fibonacci, Leonardo, Pitagora, Michelangelo, Prometeo, Gandhi, ...) e le seconde 4 a grandi donne (V.Woolf, Giovanna d'Arco, Penelope, M.Curie, Nefertiti, Madre Teresa, Callas, Marylin, Saffo, ...). Suddivisione che presenta una nuova visione della società e di Stato laico, non più soggetto a condizionamenti di fede e regole religiose. Forse in questo modo avremo meno alienati, stressati, depressi e tutti potremo goderci la nostra vita terrena in pace con Dio e con gli uomini, alieni permettendo :)


Cerchi nel grano: 4 Octomane (Yin e Yang) espresse nel Crop Circles di Cliffords Hill  


“Chi è più insensato e stupido, che quello che non vede la luce? Qual pazzia può esser più abietta, che per raggion di sesso, esser nemico all’istessa natura….
Mirate chi sono i maschi, chi sono le femine. Qua scorgete per suggetto il corpo, ch’è vostro amico, maschio, là l’anima che è vostra nemica, femina. Qua il maschio caos, là la femina disposizione; qua il sonno, là la vigilia; qua il letargo, là la memoria; qua l’odio, là l’amicizia; qua il timore, là la sicurtà; qua il rigore, là la gentilezza; qua il scandalo, là la pace; qua il furore, là la quiete; qua l’errore, là la verità; qua il difetto, là la perfezione; qua l’inferno, là la felicità;….
E finalmente tutti vizii, mancamenti e delitti son maschi; e tutte le virtudi, eccellenze e bontadi son femine. Quindi la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la bellezza, la maestà, la dignità, la divinità, cossì si nominano, cossì s’imaginano, cossì si descriveno, cossì si pingono, cossì sono.
E per uscir da queste raggioni teoriche, nozionali e grammaticali, convenienti al vostro argumento, e venire alle naturali, reali e prattiche…
De la causa principio et uno
Giordano Bruno






E poi troverò il nome per ogni mese (se continuerò a chiamarli mesi), poi un nome per gli anni perché ogni anno sarà memorabile, indagherò se la vita impegnata dovrà finire a 64 anni (8⁸) o a 72, oppure qual è l’età giusta per andare in pensione, o se dovrà esistere un doppio livello di octamane (utilizzo dell’anno sfalsato di 4 quidie), perché se si lavora solo nelle prime 4 quidie, chi starà nei bar, nei cinema, nelle palestre, nelle scuole, nelle stazioni, negli stadi, nei tribunali, ... a servire caffè o drink, a proiettare film, a far eseguire esercizi di yoga o balli, a insegnare letteratura classica o fisica o geometria, a guidare treni o aerei, ad arbitrare incontri sportivi, a giudicare sui misfatti, ...? ... ... umhh ... ...

La riorganizzazione di una città e, in estensione, di uno Stato, così come la successiva o iniziale pianificazione del buon governo degli uomini e degli animali domestici, richiede uno sforzo immenso nel ricercare nuove figure umane integerrime e sagge oltre che ricche di virtù altruistiche, e che sappiano esprimere consensi unanimi e riescano a vertere ad un sano controllo, ad un continuo sviluppo, ad una equa pianificazione, e alla messa in opera di idee portatrici di benessere e giustizia. Tutte buone intenzioni da dedicare in avvenire per arrivare ad una Nuova Esperia, perchè quella nella quale viviamo oggi è in brutte, brutte, brutte mani.
Ad maiora

sabato 29 novembre 2014

VIAGGI MONOVOCALICI

Mi immersi nell’ombra con Salamanca nel cuore. Troppe erano le “a” da fare proprie in una volta. L’istinto di partire che mi aveva abitato per giorni si rifugiò in un angolo buio e attese il suo divenire. Ogni giorno, e poi per altri giorni a venire, guardavo fuori dalla finestra e scrutavo l’alba che restava sempre la stessa; cercavo di fare proprie tutte le “a” intorno a me. M’immaginavo oltre i pirenei, poi a Saragozza lungo le anse dell’Ebro. Aspettai per settimane un segnale che mi suggerisse quando incamminarmi. Poi all’improvviso capii cosa mi mancava. Presi lo zainetto e ci infilai solo tre libri, tutto il resto l’avrei trovato in giro. Per primo presi il libro di Paul Auster “Trilogia di New York” per non perdere il vizio di inventare parole nuove e dare un nome alle cose sconosciute o a quelle rotte che mi avrebbero coinvolto più delle onomatopee dei luoghi; per secondo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino per ripartire ogni giorno, e il giorno dopo, con l’incipit di un nuovo romanzo e non abbracciare solo la similitudine ma la palinodia dei territori; per ultimo, il Libro della giungla di Rudyard Kipling per mantenere vivo lo spirito adolescente e per allietare i momenti bui con le ipotiposi delle parole maestre. Uscii dall’ombra per la nuova meta. Dopo Toronto e Bisticci, la nuova monovocalica mi aspettava. 


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Diconodioggi e Pagina99we - 29 novembre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 70 - 29 novembre 2014)
lanciata su twitter da Elisa Lucchesi @IsaInghirami




Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 28° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



giovedì 20 novembre 2014

Paolo Nutini - Iron Sky




We are proud individuals living on the city,
But the flames couldn’t go much higher.
We find God and religions to,
To paint us with salvation.
But no one,
No nobody,
Can give you the power,

To rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.

Oh, that’s life
That’s dripping down the walls
Of a dream that cannot breathe
In this harsh reality
Mass confusion spoon fed to the blind
Serves now to define our cold society

From which we’ll rise over love,
Over hate,
From this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.

You just got to hold on!
You just got to hold on!

Ohhh ohhhh oh oh

(To those who can hear me, I say, do not despair.
The misery that is now upon us is but the passing of greed,
the bitterness of men who fear the way of human progress.
The hate of men will pass, and dictators die,
and the power they took from the people will return to the people.
And so long as men die, liberty will never perish.
Don't give yourselves to these unnatural men –
machine men with machine minds and machine hearts!
You are not machines, you are not cattle, you are men!
You, the people, have the power to make this life free and beautiful,
to make this life a wonderful adventure
Let us use that power!
Let us all unite!*)

And we’ll rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds
Over fear,
Into freedom.
Into freedom!

From which we’ll rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.
Freedom!

Oh!
Rain on me!
Rain on me!
Rain on me!

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Paolo Nutini - Cielo di Ferro

Siamo individui fieri
che vivono per la città
ma le fiamme non possono arrivare più in alto

troviamo un Dio e delle religioni che
ci tormentano con la storia della salvezza
ma nessuno, no, nessuno può darti il potere

di sollevarti
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà

oh, questa è la vita
che sta sgocciolando giù dai muri
di un sogno che non può respirare
in questa dura realtà la confusione di massa
ha nutrito col cucchiaio la cecità
adesso è necessario definire la nostra fredda società

dalla quale ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà

devi solo tenere duro, tenere duro

"A coloro che mi odono, io dico: non disperate.
L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero.
L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano,
l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori
e il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E finchè gli uomini muoiono, la libertà non può essere soppressa.
Non arrendetevi di fronte ad uomini innaturali
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi, persone, avete il potere di rendere questa vita libera e
bella, di rendere questa vita un'avventura meravigliosa.
Permetteteci di usare quel potere, uniamoci tutti"*

e tutti noi ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà, la libertà

dalla quale ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà
la libertà, la libertà

oh piovi
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà, la libertà

libertà, piovi su di me, piovi su di me


Traduzione e post da SoundsBlog

*Monologo di Charlie Chaplin nel film Il Grande Dittatore



lunedì 17 novembre 2014

Francesco Guccini - Parole




Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate
e quante ancora lette e poi sentite,
a raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate,
sputate, a tanti giri, riverite,
adatte alla mattina, messe in abito da sera,
all’osteria citabili o a Cortina e o a Marghera.

Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle
e in aria le facciamo rimbalzare
e se le cento usate sono in fondo sempre quelle
non è importante poi comunicare,
è come l’uomo solo che fischietta dal terrore
e vuole nel silenzio udire un suono, far rumore.

Mio caro amore, si è un po' come commessi viaggiatori
con campionari di parole e umori a ritmi di trecento e più al minuto;
amore muto, beati i letterari marinai, così sul taciturno e cerca guai,
così inventati e pieni di coraggio...


Io non son quei marinai, parole in rima ne ho già dette
e tante, strano, ma ne faccio dire
nostalgiche, incazzate, quanto basta maledette,
ironiche quel tanto per servire
a grattarsi un po' la rogna, soffocati dal collare
adatto per i cani o per la gogna del giullare.

Poi andare sopra un palco per compenso o l’emozione:
chi non ha mai sognato di provare?
Sia chi ha capito tutto e tutto sa per professione
ed ha un orgasmo a scrivere o a fischiare,
sia quelli che ti adorano fedeli, senza intoppi,
coi santi non si scherza, abbasso il Milan, viva Coppi!

Amore sappi, beato chi ha le musiche importanti,
le orchestre, luci e viole sviolinanti, non queste mie di fil di ferro e spago;
amore vago, mi tocca coi miei due giri costanti
fare il make-up a metonimie erranti: che gaffe proprio all'età della ragione...


E sì son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi,
Voltaire non ci ha insegnato ancora niente,
è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure si ruggisce veramente
ed io del topo sovrastrutturale me ne frego;
chi sia Voltaire, mi dite? Va beh, dopo ve lo spiego.

E se pensate questi i vaniloqui di un anziano,
lo ammetto, ma mettiamoci d’accordo
conosco gente pìa, gente che sa guardar lontano
e alla maturità dicon sia sordo
perchè i rincoglioniti d’ogni parte odian parecchio
la libertà e la chiamano “vagiti”, o “ostie” d'un vecchio.

Amore a specchio, è tanto bello urlare dagli schermi,
gettare a terra falsi pachidermi coprendo ad urla il vuoto ed il timore.
Qui sul mio onore, smetterei di giocar con le parole,
ma è un vizio antico e poi quando ci vuole per la battuta mi farei spellare...


E le chiacchiere son tante e se ne fan continuamente,
è tanto bello dar fiato alle trombe
o il vino o robe esotiche rimbomban nella mente,
esplodono parole come bombe,
pillacchere di fango, poesie dette sulla sedia,
ghirlande di semantica e gran tango dei mass-media.

Dibattito in diretta, miti, spot, ex-cineforum,
talk-show, magazine, trend, poi T.V. e radio,
telegiornale, spazi, nuovo, gadget, pista, quorum,
dietrismo, le tangenti, rock e stadio
deviati, bombe, agenti, buco e forza del destino,
scazzato, paranoia e gran minestra dello spino.

Amore fino, lo so che in questo modo cerco guai,
ma non sopporto questi parolai, non dire più che ci son dentro anch’io,
amore mio, se il gioco è essere furbo e intelligente
ti voglio presentare della gente e certamente presto capirai...


Ci sono, sai, nascosti dietro a pieghe di risate
che tiran giù i palazzi dei coglioni,
più sobri e più discreti e che fan meno puttanate
di me che scrivo in rima le canzoni,
i clown senza illusione, fucilati ad ogni muro,
se stan così le cose dei buffoni sia il futuro.

Son quelli che distinguono parole da parole
e sanno sceglier fra Mercuzio e Mina,
che fanno i giocolieri fra le verità e le mode,
i Franti che sghignazzano a dottrina
e irridono ai proverbi e berceran disincantati:
"Frà Mina e Frà Mercuzio son parole, e non son frati!"

sabato 15 novembre 2014

TRE LUSTRI SIGNORI: Schnitzler-Kubrick-Freud

[La] giornata cominciava a quell’ora. Dietro la finestra di un caffè, (15-IV DS) / proprio vicino a casa, un giovane avvocato gravemente ammalato (VI-15 DS) / le mani dei genitori si incontrano sulla fronte amata (I-15 DS) / [pal-]lida. Ma si dominò, sentendo che quel suo stato d’ani-[mo] (15-V DS) / quasi sinistro. Fridolin la chiamò ancora una volta e più (V-15 DS) / [sul suo] cuscino, qualcosa di scuro, di delimitato, come le linee (VII-15 DS) / [presso il] letto del padre. (15-II DS) / Il volto del morto era in ombra, ma Fridolin lo conosceva (II-15 DS) / «Non si può mai sapere, una volta o l’altra toccherà anche a me. (15-III DS) / [come se] fosse giunto a una meta a lungo cercata, entrò in un (IV-15 DS) / cuore e si sentiva malissimo; promise che sarebbe anda-[to] (15-I DS) / a dormire, e s’incamminò attraverso il parco del munici-[pio] (III-15 DS) / senza rendersi conto che quell’affermazione poteva essere una bugia: (15-VI DS) / [«nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è] interamente sogno». (15-VII DS) / “È un bene essersi destati dai propri sogni e che sarà meglio rimanere svegli a lungo” (15-15 EWS).

firmato
@Ninninedda

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Diconodioggi e Pagina99we - 15 novembre 2014

Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 68 - 15/21 novembre 2014)
lanciata su twitter da Cristina Maselli @coseinvisibili



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 27° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

Questa volta il tutto nasce da un doppio contorcimento mentale. Il riferimento al romanzo “Doppio Sogno” di Arthur Schnitzler e al film di Kubrick “Eyes Wide Shut” è tra le righe. Dalla copia del libro dell’autore austriaco che tratta di fantasmi dell’inconscio e delle pulsioni sessuali (e qui interviene Freud, come terzo incomodo) ho preso a prestito le sue esatte parole e ho intessuto il tutto per rispettare le regole del gioco.

Il pezzo è costruito con le quindicesime righe del testo d’apertura dei sette capitoli nel verso di lettura [Primo capitolo (I) - Prima 15ma riga] e, rigirando il libro (doppio senso di lettura), il testo di chiusura delle ultime quindici righe [ultima 15ma riga - ultimo capitolo (VII)], che rilette dal basso in alto formano altre sette righe (quindi 14 righe*). Ho montato il tutto in modo da ottenere una lettura che avesse un senso, e alla fine ho aggiunto una frase dal film di Kubrick, la quindicesima di questa doppia elica, a chiusura del tutto.

* Le parole tra parentesi quadre sono aggiunte reali del libro, necessarie per la costruzione delle frasi.

Queste le righe così come sono state prelevate dal romanzo.
Doppio sogno:
le mani dei genitori si incontrano sulla fronte amata (I-15 DS)
Il volto del morto era in ombra, ma Fridolin lo conosceva (II-15 DS)
a dormire, e s’incamminò attraverso il parco del munici-[pio] (III-15 DS) 
[come se] fosse giunto a una meta a lungo cercata, entrò in un (IV-15 DS)
quasi sinistro. Fridolin la chiamò ancora una volta e più (V-15 DS)
proprio vicino a casa, un giovane avvocato gravemente ammalato (VI-15 DS)
[sul suo] cuscino, qualcosa di scuro, di delimitato, come le linee (VII-15 DS)  

[«nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è] interamente sogno». (15-VII DS)
senza rendersi conto che quell’affermazione poteva essere una bugia: (15-VI DS)
[pal-]lida. Ma si dominò, sentendo che quel suo stato d’ani-[mo] (15-V DS)
[la] giornata cominciava a quell’ora. Dietro la finestra di un caffè, (15-IV DS)  
«Non si può mai sapere, una volta o l’altra toccherà anche a me. (15-III DS)
[presso il] letto del padre. (15-II DS) 
cuore e si sentiva malissimo; promise che sarebbe anda-[to] (15-I DS) 

Eyes Wide Shut:
“È un bene essersi destati dai propri sogni e che sarà meglio rimanere svegli a lungo” (15-15 EWS).

sabato 8 novembre 2014

Molly l’ancora signor Kurtz. Si viaggia!

Orrore. Vaneggi da ore nell’ombra e non riesci a mettere una virgola o un punto emergi e scompari senza far identificare il tuo respiro qui resti nelle tenebre dell’anima tramite l’io narrante abbracci un fiume di parole e il senso del viaggio fino alla fine del verso dove potrai sentire il petto tutto profumato sì e il cuore battere come impazzito e sì dissi sì voglio Sì e nonostante il flusso non ammetterai mai la tua presenza da viaggiatore nel racconto che ricomincia in una stazione ferroviaria della Compagnia, dove sbuffa nella notte d’inverno una locomotiva e uno sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso. Lo so! Questo è un mostro letterario, una creatura che ti assomiglia. Sei arrivato fin qui ma non ti stai riconoscendo nel personaggio. Sa di testo intessuto di andirivieni, dove il flusso di coscienza entra in un viaggio circolare e la narrazione riprende dal punto di partenza. Poi ritorni, ti riconosci. Lo sento, stai per dire che tutto questo passaggio l’hai già letto. Tu lo credi lettore. Al tuo cuore non piace sentirsi immerso a lungo nella tenebra. Tuttavia ti porto ancora con me, questa volta ti faccio salire sul Nellie, una iole da crociera, e ti porto fino alla fine del mondo, dove non brilla mai il sole, altrimenti sapresti comprendere il valore del viaggio, la suprema consolazione di chi non può salvarsi, riconoscendo la malinconia dei piroscafi. E qui, una volta che ti ho portato, sussulteresti anche tu al sentirgli dire, due volte, un grido che non era più di un respiro. «L’Orrore! L’Orrore!» E fu tutto.


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Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 26° contributo che non ha trovato spazio nella pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

Questa volta il gioco è particolare e per certi versi poco comprensibile, come poco comprensibile è il viaggio dell’essere lettore, una creatura che ama viaggiare tra le pagine e nei luoghi letterari. Ogni riga è un approdo, ogni capoverso è una stazione e ogni capitolo un porto per rifocillarsi e riprendere il lungo viaggio dell’anima. Un mostro che vive di brani, di frasi memorabili, di parole estreme. Un mostro capace di identificarsi in figure e personaggi diversi, che spazia in periodi e in stili differenti ma che in ognuna sa trovare il senso del divenire e dell’essere. 
In questo pezzo ho ridisegnato parole di Joyce (Molly nell’«Ulisse»), di Calvino (Il Lettore in «Se una notte d’inverno un viaggiatore»), di Flaubert (Frédéric in «L’educazione sentimentale») e di Conrad (Marlowe in «Cuore di tenebra») portando il cuore, in un viaggio estremo oltre le tenebre mostruose per scoprire che l’io narrante, altri non è che un lettore disattento, un personaggio dapprima donna e poi uomo che diventa man mano, un eterna essenza universale che approda nelle parole dei libri per riscoprire il gusto del viaggio interiore fino alla morte dell’anima. Un’Apocalisse che ti toglie il respiro, perché si scappa nella lettura ma dalla lettura non si scappa.

 

lunedì 27 ottobre 2014

BRANCHI E BANCHI

Jack è a pancia in giù sul prato. Posa lo sguardo sui verdi fili e scopre al disotto intense frenesie in un ruscelletto piceo. Spidocchia gli intricati steli e nei suoi occhi prende vita un sottile via vai infinito: “Un popolo di formiche” che riga dritto in fila indiana. Un terremoto sgambettante in un piccolo branco di creature eusociali. Osserva e riflette. In classe, la vecchia metafora della formica e della cicala di Esopo, gli ha aperto gli occhi su come vanno le cose nella vita. Ha capito cosa vuol dire organizzazione, risparmio, modestia, vanto, sperpero, spreco, riserva, scorta, silos. Parole nuove, dal significato integro, disponibili e funzionali che può fare proprie e aprirsi a nuove considerazioni sugli altri.
Ha riconosciuto il carattere da cicala del suo compagno di banco, Samuele, il grande fanfaronne! L’amichetto spaccone di origine ebraica che in una botta sola mastica tutte le gomme del pacchetto, per non offrirle a nessuno. Così come riconosce la parsimonia e la lungimiranza di Dora la sparm-iosa, l’amichetta del cuore. La sua ossessiva meticolosità nel tenere chiusi i tappi dei pennarelli che non utilizza mentre disegna. Colori che consuma a fiumi sui suoi album, zigzagando con le punte in un’ancestrale esperienza di ricche tavolozze dalle chiassose tonalità. Quasi sempre immagini di variopinti pappagalli Ara dai colori sgargianti verde, giallo e rosso. I semafori della foresta amazzonica, qui utili a dirigere quel traffico intenso!
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Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 25° contributo non apparso sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

Diconodioggi e Pagina99we - 25 ottobre 2014

sabato 11 ottobre 2014

DAL KAOS AL COSMOS

Il dubbio è legittimo, la dimensione spazio temporale spaventa. “Se potessi tornare indietro nel tempo la sostanza di cui sono fatto ritornerebbe ad essere me stesso o cambia forma, essenza?” Di sicuro se tornassi indietro nel tempo e nello spazio vorrei ritrovarmi di fronte a Raffaello e vederlo dipingere. Essere al di qua dell’affresco, dentro lo strato sottile, nell’attimo esatto in cui sta stendendo le prime velature della “Scuola di Atene” proprio sulla tavoletta che Telauge regge a Pitagora. Quella minuta lavagna è magica, è piena di numeri, che indicano frequenze, vibrazioni, intervalli di tempo, ottave, quinte, rapporti armonici che trasformano il Kaos in Cosmos. Lì, dentro quel rettangolo nero, è racchiuso il mistero dell’universo, l’anima del mondo. Lì nasce il numero, la musica, l’armonia della vita, il tetracordo, … il suono che crea le cose. Lì dentro, dove vorrei finire ed esserci, c’è il mondo intero.  Sì, avete capito bene, attraverso quel buco nero, mi piacerebbe trovarmi dentro quello spazio rinascimentale, divenire me stesso ed essere in quell’istante preciso dove l’architettura la fa da padrona, la scultura avvolge, la poesia risuona, la pittura domina, la musica compenetra, la geometria forma, la dialettica chiarifica, l’astronomia illumina, l’arte crea… Ohh che vertigine essere lì con il Maestro e con i più grandi pensatori. Essere insieme a loro, un personaggio vivo, creato e dipinto dall’VRBINATE.



Diconodioggi e Pagina99we - 11 ottobre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 63 - 11-17 ottobre 2014)

CambioTempo
 Orlando (Tilda Swinton) nel film di Sally Potter


Qui lo schema e le regole del gioco lanciato nella settimana precedente
da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi
Sopra il mio 24° contributo apparso sulla pagina 46 di Pagina99we.


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Scuola di Atene - Pitagora
 
TETRAKTYS - Particolare del mio disegno

lunedì 6 ottobre 2014

TOMO SAPIENS

Dentro non era come fuori. Tutta la facciata divenne una seducente ierofania, una voluminosa copertina, e forse non era una coincidenza che vedevo solo io. Le due vetrine si specchiavano l’una con l’altra come bandelle di una sovraccoperta; il pilastro centrale, simile a una costola, tratteneva dentro di sé, ne ero certo, le pieghe dei quinterni e con quel suo titolo che luccicava sbieco, mi indicava la presa, l’ingresso; il numero civico era la data di pubblicazione. In testa mi apostrofava un’insegna che nel garbuglio della fantasia divenne il nome dell’autore, mentre giù, accucciato come un riverente zerbino, mi ammiccava il logo dell’editore. Mi avvicinai, posai i piedi sul tappeto e mi ritrovai in un immenso e vorticoso buco nero. Una volta dentro, ogni cosa mi travolse, le innumerevoli pagine del libro ideale che la facciata nascondeva esplosero in uno sciame di scaffali. I capitoli echeggiarono in tante suddivisioni di genere, gialli, storia, fantascienza, poesia, … Ogni ripiano, ricolmo di libri, sembrava una fila di mirmidoni, parole allineate e inframezzate da virgole e punti che altro non era che cibo per la mente. Tutto, ancora adesso, mi risuona come un libro.


Diconodioggi e Pagina99we - 4 ottobre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 62 - 4-10 ottobre 2014)


foto di @atrapurpurea


Qui lo schema e le regole del gioco lanciato nella settimana precedente
da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi
Sopra il mio 23° contributo apparso sulla pagina 46 di Pagina99we.

sabato 20 settembre 2014

UN TRENO DI DESIDERI

E venne mio cugino. E aveva una nuova locomotiva tedesca che fumava, per davvero. Dio s’era bella. Era piena di particolari molto curati. Luccicava. Sfilò dalla tasca due grosse batterie, una gli sfuggi di mano e rotolò per tutta la stanza finendo sotto il mio letto. Gli corse dietro, si spanciò fino al battiscopa, respirando una dose massiccia di polvere. Io afferrai la locomotiva ma pesava l’iradiddio, tanto che mi cadde subito dalle mani. Da sotto il letto gli occhi di mio cugino mi bruciarono abbozzando un sorriso sardonico che voleva dire che mi avrebbe riempito di calci agli stinchi. Per correre subito da me alzò di scatto la testa, si ferì a uno dei ganci della rete metallica. Mugghiò uno starnuto carico di acari che rimbombò per tutta la stanza. Mi impressionò. Sfilò da lì come un paguro e corse verso di me strappandomi dalle dita, ormai rapprese dalla paura, quella brutta ferraglia. Mi stampò in fronte il bottone del polo positivo della batteria. Caddi indietro come investito da un treno. Quando mi svegliai, accesi la luce, presi i miei due giocattoli di latta che mia nonna mi aveva regalato il giorno prima per il mio compleanno. Una trottola che fischia quando viene caricata con il braccetto a spirale e una pista con un meccanismo a carica per far girare un’automobilina e un trenino su un piccolo circuito che si perdeva in una minuta galleria. La trottola, naturalmente, aveva l’asse piegato. Stronzo di cugino! 



Diconodioggi e Pagina99we - 20 settembre 2014
https://twitter.com/asbrilli/status/513301530230153216
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 60 - 20-26 settembre 2014) lanciata su twitter da @asbrilli


Dicono di oggi #regali

Qui lo schema e le regole del gioco lanciato nella settimana precedente
da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi
Sopra il mio 22° contributo apparso sulla pagina 46 di Pagina99we.

sabato 13 settembre 2014

LO SPIRITO DEL TEMPO

Chiuse gli occhi. Lasciò cadere la penna dalle mani dopo aver letto l’elenco che aveva scritto in quel 13 settembre del 2014, cinquantatré anni prima. Il visore scansionò ancora i suoi occhi e non ritrovando più le pupille, disattivò la pagina. Mark accettò l’evento, l’oscurità era la migliore soluzione in quel momento. In seguito ragionò a lungo su quell’elenco mandato in stampa un attimo prima dello spegnimento. Di fianco ad ognuna ci legò uno sbaffo accompagnato da una nota “è ancora qui con me”. Allora era solo un sedicenne ma aveva visto più a lungo dei suoi compagni di classe sulle cose da recuperare dall’oblio degli anni. L’elenco completo non è dato saperlo, distrusse il documento subito dopo. Uno però, lo stringe ancora tra le mani, è il libro segreto di Jung: “Il Libro Rosso – Liber Novus”. Un’opera simbolica e misteriosa che non potrà mai comprendere, ricca di immagini primordiali che raccontano di Spiriti e di un aldilà mitico, una sorta di presagio numinoso del quale lui non è a conoscenza, ma sa che deve salvaguardare. In eterno.

Firmato 
@Ninninedda



Diconodioggi e Pagina99we - 13 settembre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 59 - 13-19 settembre 2014)


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da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi
Sopra il mio ventunesimo contributo apparso sulla pagina 46 di Pagina99we.

martedì 9 settembre 2014

DEDICATO A TUTTI I SOGNATORI

– Jack, dove sei? Jack... Jack!
Frank si aggiunge alle voci di Kristin.
– Jack? Rientra!
La voce del padre è più perentoria nel sogno. Infatti, Jack rientra in sé. Il classico rientro da esperienza OBE. Si sveglia di soprassalto sfregandosi gli occhi, si guarda intorno smarrito e prende coscienza di trovarsi su in collina, da troppe ore. Si alza e inizia a correre giù con la bicicletta a gambe divaricate come nel film «Butch Cassidy & Sundance Kid». Vola giù divertito assecondando a memoria le curve. Non si cura della strada, anzi chiude gli occhi e immagina di essere un piccolo aereo. Con il vento in faccia prende coraggio e, sopraffatto dall’ardire, si sente un uccello dalle possenti ali, è più poetico. Il suo sogno è volare. Vola verso le nuvole che rigonfiano l’orizzonte. Vola verso quell’intenso schermo bianco, proietta il suo mondo e sogna. E più sale, più scende precipitoso a valle verso il suo mondo reale. E più vola in cielo, più continua a sognare. Finché non giunge a casa, apre gli occhi e si ferma.
Lentamente davanti ai suoi occhi appare la poesia di Garçia Lorca.
Chi cammina s’intorbida.
L’acqua corrente non vede le stelle.
Chi cammina dimentica.
E chi si ferma sogna.

Ora è casa, qui con i suoi, ma le sue ali saranno sempre lì, in cielo.

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Diconodioggi e Pagina99we - 6 settembre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 58 - 6-12 settembre 2014) lanciata su twitter da @Atrapurpurea


http://www.diconodioggi.it/diteci-di-oggi-allafine/

Qui lo schema e le regole del gioco lanciato nella settimana precedente
da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi
Sopra il mio ventesimo contributo apparso sulla pagina 46 di Pagina99we.

giovedì 21 agosto 2014

Nibbio vs Colomba


Metamorfosi (Rivalità in campo) - Acquaforte autore, 1982 (cm 30x36)



     Bohm!
     Accipitride, che botta! 
Ancora rimbomba nell’abside. La possente falcata del leggendario terrore dei cieli senesi, un gigantesco nibbio reale, si è infranta, con un’ottusa craniata, sul grande capitello dell’Abbazia di S. Antimo. Il frenetico scodinzolare di una docile colomba impaurita, inseguita per un breve tratto nella scoscesa valle starciana, lo ha tratto in inganno. Quella candida e minuta preda è stata più furba di lui a calarsi nel chiostro dei frati, e da lì, infilandosi dalla finestra della bifora che dà nella cappella, scostata per far uscire l’accumulo di fumi d’incenso, gli ha fatto smarrire il Dio dei cieli in uno spazio angusto per le sue possenti ali. 

   La gnappetta, scaltra più che veloce, si è divertita a farlo annaspare in quell’ordito di colonne zigzagando tra le navate, umiliandolo svariate volte oltre a farlo pivotare su se stesso come un fuso. Soddisfatta ha incrociato ripetutamente tra i matronei, sfiorato le arcatelle cieche affrescate di santi per poi planare nel deambulatorio e acquattarsi, per un attimo, sul pinnacolo dell’altare. Non doma, è ripartita giù come un proiettile attraversando l’intera lama di luce satura di pulviscolo per risplendere, come in un’icona divina, in un immenso chiarore accecante. Nel buio successivo, ha riabbassato il suo crudele incedere in picchiata per fargli sbattere in faccia, in tutta la sua crudezza, la traslucidità dell’alabastro.

    Il pomposo, invece, fulminato sulla via di Damasco, è rimasto abbacinato dapprima dal quel barbaglio sospeso nell’aria e subito dopo dai riverberi della luce del sole che si è ulteriormente accesa maligna perfino sugl’intarsi delle venature della pietra spugnosa, fino a cozzare contro il capitello delle quattro solenni aquile che regna sovrano in fondo all’altare. Qui, terrorizzato dalla visione dei suoi stessi simili, si è convinto di essersi presentato al loro cospetto, accusando il colpo per il tremendo cozzo. Il successivo stortarsi del collo lo ha fatto piombare, come in un cartone animato, sul duro pavimento, picchiando nuovamente la coccia. L’improvvisa penombra gli ha riacceso antichi timori ancestrali, ritrovandosi immediatamente dirimpetto al proprio sconvolgente doppelgänger.

    Lei aveva calcolato tutto, sapeva di farlo precipitare, insieme alle sue fregole, addosso alla dura realtà di quel capitello romanico del XII secolo. Così come sapeva che se fosse rimasta ancora a farsi rincorrere nei cieli azzurri, lungo le anse del torrente Starcia, tra le gole dell’aprica macchia mediterranea, lui l’avrebbe sopraffatta chiudendo in bellezza il pasto quotidiano. E ora non starebbe lì a gongolare divertita nel vedere quel metro e ottanta di ali maculate di bianco che s’incrociano con l’enorme fulva coda biforcuta, dibattersi sul pavimento, alla base del toro, in preda ad uno stordimento mortificante. Un ottundimento amplificato dai fumi degli incensi liturgici fusi alle armoniche pervasive dei canti gregoriani intrise da secoli nella pietra locale - i gloriosi Magnificat dei frati - che stanno riesplodendo tutt’insieme dentro di lui in una fragorosa energia subatomica e mistica.

   L’assordante frastuono interiore scatenato dalla tremenda craniata, gli sta restituendo un mondo implicato, intriso di energie primordiali miste ad una quantità d’allucinazioni sincroniche che stanno dando spazio alle cronache Akasha presenti in quel luogo sacro. Nello sconcerto totale riesce anche a sentire il ficozzo gonfiarsi e a immaginare le cervella riversarsi sul pavimento. Il dolore è talmente acuto che gli si apre un corridoio di visioni psicotiche iperdimensionali e atemporali. Una sorta di estasi mistica dove pensieri di senso compiuto prendono il sopravvento spazio-temporale. Una delle sue precedenti vite emerge con vigore e inizia a ricordare e a vaneggiare Basta! Scendo dal Paradiso, ho le ali!”, “Non sono morto, volo”. Recita un brano di un antico testo teatrale: “Nò, alla Colomba solo la beltà si somiglia, per insegnare a chi rimira il suo bello, che la leggiadria di quel volto deriua dalla preferenza del Sole, di Dio”.
   La mente non comprende il proprio delirio. 
   Rivede davanti agli occhi la sensuale e perfida colombella e l’eco di quest’ultima parola esplode nei suoi susseguenti sproloqui neuronali “bella, bella, ... bella” allitterandola in“belva!”.
   Nella confusione, omprende che sta emettendo suoni ben articolati, parole.
    “Cavolo, io parlo?
    “I pensieri mi si accavallano!”
   “Ma no, il cavallo non c’entra niente, quella era una colomba”.   
    “Sì, sì, ho dato proprio una botta addosso alla colomba”.
    “No ma che dico, era una colonna, non una colomba ... uhmm che dolore!” 
   “Scusatemi Santi del Paradiso, sbaglio parola... come si dice? Omofollia, omofobia..., no omofo... fonia, maledette parole che s’assomigliano”.
    Rifiata, s’affanna a tirarsi su, nulla! Infine, il pensiero della colonna lo sconvolge ancora.
    “Colonna malefica mi piacerebbe buttarti giù ed emulare Sansone”.
   Riflette su quanto detto e si accorge che i suoi pensieri si raccolgono ancora una volta sotto forma di parole e ogni piccolo movimento aumenta la sua agonia.
    “Ma cosa ne sa un rapace come me di cristianesimo? Di dodici colombe! Oddio che ho detto “dodici”? Le colombe, si sa, sono docili ... docili, pacifiche! Simboli di pace?! Di israeliti, di Dalila, ... di Lazzaro? No, quella è un’altra donna! Oddio che confusione, Lazzaro è un lui! Un ladro resuscitato! Morto e resuscitato, come me. Non sto capendo più nulla. Ammazza che botta.” 
  “Mi sorge un dubbio: io sono una creatura d’aria o di terra? Sono uno spirito o sono carne e ossa? Un povero implume bipede o un alato predatore del cielo?” 
  “Però, aspè, come fa un nibbio a conoscere le vicende dei Filistei? ... misteri della fede!”
   «... annunciamo la Tua morte o Signore»
 “Quest’ultime non sono parole mie... Chi ha pronunciato queste parole? Devono essere stati i frati... Allora sono ancora qui, sulla Terra. Ok, ok, vaneggio. Perciò, se le ha inquadrate la mia mente sono espressioni, ovvero visioni da falco, ...  non nel senso che vedo le cose come un falco, cioè sì, sono un falco, vedo come un falco ma nel senso metaforico, ... ohiii, ohi ...”. 

    La colomba percepisce i vaneggiamenti del nibbio e assiste incredula alle trasformazioni che sta subendo. Davanti a lei sta avvenendo l’inverosimile: il nibbio sembra essere posseduto, emette davvero parole umane e pure ben congegnate. Ancora una volta il limite tra fisico e metafisico si contagia.
    L’intorno risuona sotto una pressione quantica.  
“Non io sono irreale è la realtà che è un ologramma, l’universo è in olomovimento e io sto riverberando con lo spazio-tempo circostante. Qui è in atto la Sacra Geometria, la vedete anche voi, vero? Qui la sezione aurea esplode in ogni anfratto, tutto risuona armonicamente ... Ecco, vedete, anche io tremo, sto vibrando come un diapason ... là ... no volevo dire qua. Noo! Intendevo la nota la, ... Ahia! ... Sì son io che vibro come un tetracordo in tutte le scale sonore..., riverbero un’ottava sopra, o sotto? Un Otto, 8: due cerchi, uno sopra ed uno sotto. Oddio che cerchio che ho in testa”.

    È impressionante quel che sta succedendo sul quel pavimento. La metamorfosi continua e le parole non riescono a frenarsi.

“Striscio, sembro un Quetzalcoatl: il serpente... Il serpente che mi morde la coda! ... Sono forse io un Ouroboros? ... Cazzo che frastuono interiore! Che casino ste parole. Se non fosse che ho sbattuto la testa si direbbe che queste non sono parole ma formule psicagogiche che mi accompagneranno agli inferi. Oddio! Allora, non sono ancora morto, sto morendo. Per tutte le aquile dei giardini celesti, mi sto per caso reincarnando?!? Ecco, io sto mutando, sto cambiando corpo... non sono più in equilibrio, vago ... è la dura legge del karma!”.
  “Calma, pivello”.
    Quest’ultime davvero non sono parole sue, comprende di averle sentite distintamente intorno a sé. La colomba è divertita dallo spettacolo e assiste sconcertata a quella sonora possessione. 
   Certo è che una batosta così, presa come un pollo, poteva costargli la dipartita dalla terra o dal cielo.
  A quel punto il nibbio rinviene, si guarda intorno, vede la colomba gongolante. Si infuria, cerca di muoversi ma è troppo debole per spiccare il volo, resta inchiodato a terra. Odia con tutto il cuore quella “Stupida colomba”.
   I bernoccoli cresciuti alacremente e quelle protuberanze, che lo fanno assomigliare al Mosè di Michelangelo, accendono anche la mistica delle voci, tanto che adesso sente quelle impertinenti di uno strillone: 
    “Leggete gente: Una candida Colomba umilia l’arrogante Nibbio reale”. 
Se le immagina stampate davanti agli occhi, su una lunga colonna, come un’irridente notizia di spalla sulla prima pagina del quotidiano locale. S’infiamma.             
   “Maledetta colonna infame!”.
    Immagina anche il sottotitolo: “L’invincibile predone dei cieli di Montalcino ha sbattuto il muso contro una colomba nell’abbazia dei frati benedettini, scivolando scomposto, giù sul bugnato”.
    Divertito, riconosce le ultime parole, riesce a percepire il lapsus linguae svirgolato in calami. Nel delirio più totale inizia a ridere, ride scomposto, ride divertito, frastornato, ride umiliato, Fra Stornato... ahahah” ... fino a che le risa non lo scuotono del tutto. Ritorna in sé. L’indole rapace riemerge. Alla cieca inizia a tirare fuori gli artigli fino all’inverosimile per arpionare, nell’eventuale vicinanza, quella stramaledetta malintenzionata e perfida paracula colomba. Ma il suo è solo un dimenarsi scomposto tanto che finisce per incastrare le unghie nell’intarsio marmoreo, impigliandosi così nella rete dei suoi stessi inganni. 

    Sono le ultime mosse di chi ormai è completamente perso. Ritorna in sé. Rilassa le sue membra mortificate e, proprio nell’ultimo vaneggiamento, quello del riscatto, prima di volare via umiliato, lontano dalla scienza, dalla mistica del luogo che fino a poco fa s’è frapposta alla religione, lontano dall’istinto predatore tradito dal coraggio altrui, Fra Bartolo, che lo sta osservando dall’inizio ridendosela di gusto, gli chiude le ali e gli lega le zampe, lo prende per il collo e lo incappuccia: “Vieni qui, smetti di dire stronzate, hai tutto da imparare da una docile colomba. T’insegnerò io come catturare le prede”.
    Fra Bartolo, con il nibbio stretto tra le mani, rimira soddisfatto la sua colomba impettita sull’altare maggiore, fiera della nuova preda catturata per il suo affettuoso cenobita. Spicca il volo, e prima di ritornare regina dei cieli, si posa sulla spalla del suo amato frate che le manda un bacio e un sorriso, gratificandola con una carezza sotto il collo e una manciata di chicchi di mais.

    Franco Chirico