giovedì 24 giugno 2010

TELEvisione


Il telecronista di un giornale
scrive una notizia niente male.
Per esser certo che vien trasmessa
vuol mandarla via la notte stessa.

Non s'accorge del prefisso errato
e con il telefono è fregato.
Allora prende una decisione:
“Mi rimane la televisione”.

Povero messo disavveduto
sullo stesso errore è ricaduto;
lo sbaglio non sta nel mezzo usato,
ma è che lontano non sei mai stato.




N.B.__________
Chi ha un piano va sano e va lontano:
Per comunicare lontano non serve il prefisso giusto e non è una questione di telefonia, bisogna sovrastare gli altri (“distanza di potere”) e far parlare i mezzi giusti (vale a dire far parlare «di sé» i mezzi busti) e, soprattutto, usare la televisione. Le notizie sono solo un espediente.

venerdì 18 giugno 2010

mercoledì 9 giugno 2010

UTOPIA


Corrono i tram assonnati e appesi
con le loro scariche fulminanti
lungo i chilometri di cavi distesi
nelle corsie asfissianti.

Lampeggiano i semafori senza armonia
tra le ambulanze con le sirene distese
e l’angoscia impastata all’insonnia
per le bollette scadute da oltre un mese.

Prova a svegliarsi il nuovo giorno
affogando in un caffè le ambizioni distrutte
già arrotolate su se stesse come sfogliatelle al forno
o strette tra le pieghe di lenzuola disfatte.

Inizia così il mattino di milioni di volti spenti
facce in giro in una città senza un centro
operai, impiegati, badanti, preti, ... tutti serventi
e già stanchi e preoccupati per il rientro.

Un via vai di clacson in convulsione
tra fannulloni e lavoratori privi di scopo
verso una vecchiaia senza pensione
di contributi versati per un incerto dopo.

Avanza incerto il bell’oggi impietoso
che taglia in due questo albeggiare cittadino
di chi vive in afflizione, incazzato e dubbioso
alla ricerca di un posto in un mondo meno meschino.

Non nasce ancora il vero coraggio
che ci rende non abitanti ma cittadini modelli,
lontani dall'Europa, anzi succubi ed ostaggio
del debito pubblico, care pigioni, mutui, balzelli.

Scorre così via il domani pieno di intrighi e beghe
di una vita sempre in coda anche senza sportello,
di lavoro precario, di colleghi e colleghe
per cercare o difendere un posto col coltello.

Avanza a stenti il nuovo essere umano
con la speranza sempre aperta

che un andare contromano

riapra una strada non più incerta.


Libero dal mio terrazzo
un mondo di vocianti
un po’ sognante e un po’ pazzo
assorto in mille egoismi vaneggianti.

Il buco dell’ozono
di una politica ristretta

per una città che non riparte

per un cambiamento... senza fretta.

mercoledì 2 giugno 2010

ADUNO AD UNO


Ho scelto un bisillabo è l'ho declinato in modo semplice e ripetitivo. Ho variato di volta in volta la prima lettera è ho proposto solo le 14 soluzioni che hanno un senso in ordine alfabetico (tra le 21 lettere dell’alfabeto italiano ho lasciato fuori solo 7 -> e di queste sette, cinque sono le vocali A-E-I-O-U, che non permettono parole con un particolare significato, nevvero?).

Forse quella creata (modestamente sarebbe stato più corretto dire scelta) è la parola (quattro lettere => di cui tre finali sempre uguali) più articolata e
completa del vocabolario italiano. Se sbaglio mi corrigerete.

A questo punto ho complicato le cose. Ho cercato parole più complesse che contenessero le 14 versioni ottenute e le ho suddivise in due gruppi di 7: uno che le presentasse come prefissi e un altro come suffissi.

Inoltre, seguendo uno schema mentale che mi ricordasse visivamente la clessidra (immagino già la vostra domanda: quanto ca--o di tempo ha da perdere il Chirico?) e, lasciando fuori i due individui
con i nomi italiani più ipocoristici e opposti tra loro, perché contigui (litigiosi come due vicini): giacoMINO e giovanNINO, fregandomene di fernanDINO, luiGINO, micheLINO, giusepPINO e ottoRINO (minchia quanti nomi bisillabi finiscono in INO), ho composto (beh, qui creato ci stava bene questa volta) parole sandwich con un senso compiuto, aggiungendo una lettera alla volta (dieci la più lunga) e togliendone una, di volta in volta, fino a ritornare a quelle centrali di quattro.

BINOculare
corpiCINO
DINOrnis
golFINO
GINOri
oLINO
MINO
NINO
PINOt
ToRINO
SINOvia
arroTINO
VINOlento
tramezZINO

Questa è la colonna infame. Ora non vi resta che riconoscerne la p(a)role (attenzione che la custodia o l'affidamento familiare costa), farla propria e farne figliolanza, magari scritta (basta col rapporto orale sicuro). Lo scopo è far giocare anche voi con questa famigliola. Io continuo, propongo un'altra versione, mentre vi aspetto:


Un politico barbino
investì con cipiglio da padroncino

un finto biondino col golfino rosa

dall'aspetto poco androgino

(per via del naso aquilino?),

che incontrò sul suo cammino
mentre da atipico italico femminino
 

peripateggiava sul versante cisalpino.
Per la polizia l'investito era un gay ballerino
ma per i soliti media locali:
“Era un altoatesino
il famoso travestino...
 
con la parrucca alla Marilyn
che nascondeva gli irti peli corvino”
la solita stampa italiana che nasconde
sempre il magnate investitore aguzzino!
 


ed altre menate da Bino, Cino, Dino, Fino, Gino, Lino, Mino, Nino, Pino, Rino, Sino, Tino, Vino e Zino.