venerdì 5 marzo 2010

NINNINEDDA - A spasso con uno sconosciuto



Propongo uno stralcio tratto dalla mia sceneggiatura «NINNINEDDA* - A spasso con uno sconosciuto». È solo un espediente che mi permette di celebrare due maestri: Ennio Flaiano (Pescara 5 marzo 1910 - Roma 20 novembre 1972) e Pino Caccamo (Reggio Calabria n. 1929).

Flaiano è stato un grande scrittore, giornalista e sceneggiatore conosciuto ai più (oggi si celebra il suo centenario), mentre Caccamo è uno dei maggiori pittori viventi italiani, anche se sconosciuto a molti. Per Flaiano non è necessario usare altre parole per raccontare la genialità dell'artista, basta citare uno dei suoi aforismi più acuti “La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia”; per Caccamo spero di riuscire a rendere onore alla sua alta espressione artistica con la lettura, sotto forma di sceneggiatura, di una sua grande opera, emblema del suo periodo più fertile e creativo “Periodo delle Macchine fantastiche - Anni 70-80”.

Nel testo estratto dalla sceneggiatura (scena n° 61) racconto una lettura critica che il produttore cinematografico Mimmo Francavilla (personaggio inventato) fa ad un quadro del suo amico pittore Pino Caccamo. Il commento/dialogo avviene nello studio dell’artista a Roma in via Margutta quando questi gli mostra la sua ultima opera pittorica: “Avventura Pianificataolio su tela, cm 400x200.
L’analisi che Mimmo fa del quadro è una spietata e sublime lettura dell’opera che Caccamo ha dipinto tra il 1979 e il 1980. A tutti l’augurio di apprezzare il quadro (cliccando sull’immagine si ingrandisce) per riconoscere e leggere tra le righe i molteplici simboli nonché i messaggi profetici proposti dall’artista. Avventura Pianificata è un inconfondibile resoconto della natura dell’essere umano.

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61. INT. STANZA/STUDIO DELL’ARTISTA CACCAMO. GIORNO
Un quadro imponente e materico si staglia nella stanza. Una composizione pittorica costruita su grandi tagli prospettici, intrisa di allegorie e simboli che presenta la società industriale come limite piuttosto che come potenziale per la crescita civile dell’uomo. Una profonda e profetica istantanea tutta mirata sulla sfiducia che si manifesta e si consuma in una cosciente autodistruzione.

MIMMO risorseggia il drink. Guarda l’opera in completo silenzio avvolto solo dalla musica di Sergej Prokofev: “Romeo e Giulietta (Suite dal balletto) - Montecchi e Capuleti” che CACCAMO ha fatto partire dal lettore CD. MIMMO prende un pennello a stelo lungo con la punta a spatola e lo muove per sottolineare come un direttore d'orchestra quello che dice.

MIMMO
(dopo un po’ che ha osservato il quadro)

È incredibile!... (pausa)... non riesci ad essere
profondamente pessimista! Per te l’eutanasia

o il suicidio non riescono a risolvere i mali della vita,

ma possono diventare necessari per liberarsi

in un colpo solo, con l’uso del libero arbitrio,

dalle trappole che l’organizzazione sociale,

ci dissemina per tutto il nostro cammino.
La Mdp propone per tutto il tempo del monologo di MIMMO, le immagini del quadro, mostrando tutti i particolari a piccoli gruppi nonché il totale carrellando e zoommando dai due punti di fuga verso il centro, fulcro e risoluzione dell’opera.

MIMMO (CONT’D)
Ti devo fare un appunto però... questo quadro
è senza dubbio molto estremo, completo, maturo,

intenso... contiene moltissimi spunti...

più di quelli che molta pittura italiana e molto cinema

riesca a proporre ultimamente, ma parte da un presupposto

non risolto e che ti ha modificato irrimediabilmente;

la tua vita è cambiata: ti senti domato ...


(pausa)

Da quanti anni lotti da solo contro questo sistema?!

CACCAMO
Da sempre, ... ottanta! Una vita spesa per l'arte.
MIMMO
Ma ora hai paura di essere inghiottito
dalla completa indifferenza degli altri

e per questo ti sforzi di dimostrare

a tutti quanti il tuo valore, anzi il tuo

nulla dies sine linea14
...


(si volta e senza guardare più il quadro)
Smettila! Quello che fai, continua a farlo
solo per te, non serve a nessuno un artista
che si preoccupa della dissoluzione culturale,
della morte o della triste vita degli altri...
(si infila il pennello nella tasca posteriore
dei pantaloni e fa una pausa
)


Tu hai posto l’uomo e la sua autodistruzione
al centro, tra due sistemi apparentemente
estranei tra loro: uno digitale a sinistra
e l’altro analogico a destra...
La critica che ti muovo non è sulla macchina-satellite
a sinistra che tutto vede e controlla dall’alto
proiettando con programmata puntualità il suo raggio
distruttore come uno sterminatore apocalittico...
una macchina che sembra sfuggita anche al controllo
del padreterno e che sta metodicamente distruggendo,
tutte le conquiste culturali, tutte le scoperte,
tutti i traguardi raggiunti, tutte le rivoluzioni sociali
... la storia di milioni di anni di ogni creatura
e quel che è rimasto visibile di esse,
torri, idoli, totem, obelischi, campanili,
grattacieli, menhir... già menhir tanto cari a mia madre!
(sorride ricordando le parole della madre)

Ormai divenuti solo bersagli, birilli indifesi e fragili
spogli di ogni illusione, di ogni loro significato.

Farà piazza pulita o se preferisci terra bruciata,

resteranno solo tracce, ruderi, presenze, vestigia

e tutto verrà irrimediabilmente perso... annientato.

Senza la storia, senza i ricordi, senza più un passato

si perde la coscienza... si perde l’individuo,

scompare l’umanità... resta il nulla.


(pausa)

Ma l’appunto non è nemmeno sul nuovo homo-tecnologicus
a destra che si candida a nuovo individuo infallibile.

Sembra uscire fuori da una terribile mutazione genetica,

modificato in tutto il DNA, divenendo il nuovo essere

bionico, l’ultimo clone della primordiale e superiore

creatura umana che crede di divenire indistruttibile,

il testimone biologico, ermafrodita o asessuato,

immortale... eterno. Questa creatura-macchina

non potrà arginare lo sterminio globale, culturale

e mediatico in atto lì a sinistra dall’altro “se stesso”,

facce della stessa medaglia: una donna!

A nulla servirà farla uscire già ingravidata

da un laboratorio industriale asettico e trasparente,

lanciandola come un proiettile onnipotente,

vittima e carnefice della sua stessa autorità;

A nulla serve proteggerla, puntellarla, o meglio,

inchiodarla su una nuova pseudo-croce ergologica

e farne così una martire da immolare, un nuovo messia

da consegnare alle masse... perché non potrà più rimediare

a nulla, non potrà mettere al mondo la nuova creatura

che ha in seno, non può rieducare... oppure ravvedere

qualcuno contro lo sterminio, contro l’olocausto globale

che è in atto. In quest’ultima fase dell’Apocalisse

ci fa parte anche lei... anzi, sarà proprio lei

che farà piazza pulita di quel residuo che è ancora

rimasto, tra i flebili segni della vecchia umanità.


(pausa - poi triste)

E il senso di quest’ultima battaglia è nell’animo umano,
è nella propria indole distruttiva, e quest’ultimo atto ...

ciò che resterà di questa dicotomia, di questo duello

di questa lotta fratricida è solo morte! La presenza

della decadenza invade tutta l’opera, in ogni centimetro

in ogni strato di colore, in ogni pennellata,

in ogni intreccio, in ogni prospettiva.


(pausa)

Ma l’appunto che ti muovo è su quella massa informe
che sovrasta ogni cosa come uno spettro vagante,

come un enorme inconscio collettivo...

come uno spermatozoo primigenio, come un ectoplasma

panpsichico... La vera critica è su quella orrida massa

che non è più nulla, che non è più anima,

che non è più spirito perché materializzandola

l’hai cristallizzata, l’hai determinata...


(pausa)

l’hai distrutta! Hai cercato di rappresentare
il mistero, l’origine e il futuro dell’essere umano...

Non avresti dovuto inserirla.

Non puoi rappresentare la consapevolezza,

perché in quel confine estremo che sta

tra la vita e la morte, tra caso e destino,

tra reale e surreale, tra creazione e distruzione

che lambisce tutti i piani possibili,

sussiste la tragedia e il dramma dell'evoluzione

e della flebile permanenza della specie umana,

il limite della sua onniscienza,

la magnificenza della fine dell’essere.

Fa tintinnare il ghiaccio sul vetro del bicchiere.

MIMMO (CONT’D)
Il brodo primordiale, l’imponderabile,
non puoi rappresentarlo perché appena lo definisci

o lo afferri, è diventato già un’altra cosa,

diverrà ancora più un mistero impenetrabile.

Puoi farlo tuo solo bevendolo d’un fiato


(sorride)

ora e adesso, in un unico sorso senza ripensamenti,
senza remore, senza paura di annullarsi, senza paura

di continuare a vivere. Così!

MIMMO a questo punto con un colpo ad effetto si scola completamente il contenuto del lungo bicchiere che ha in mano. CACCAMO che pendeva dalle sue labbra, non si aspettava un’analisi di MIMMO così risoluta.

CACCAMO
Le tue parole mi sono di immenso conforto...
sono meglio di una scopata, valgono più di una vita

spesa a ricercare, più di mille viaggi intorno al mondo,

più di un’immensa carica creativa... illuminante...


(ripete l’ultimo concetto a MIMMO)

... più di un’esplosione... più di un altro big bang...

MIMMO si accascia di botto sul divano. Il bicchiere (ripresa a 360° tutt'intorno) che dapprima è rimasto dov’era sospeso nell’aria (ripresa “Bullet-Time Photography” come in Matrix), cade all’istante rompendosi in mille pezzi. Visione al ralentì.

CACCAMO va da lui, lo scuote ma MIMMO russa beato. Contenuto e contenitore dissolti in un attimo. Estrema illuminazione zen.


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* Ninninedda = nel dialetto salentino - Francavilla Fontana (BR) - significa sia “piccola rondine” che “luce del sole riflessa da un oggetto riflettente”. Quest'ultima è la piccola sagoma di luce riflessa da un pezzo di specchio, che viene puntata sugli occhi di un compagno di giochi, e mossa freneticamente all'impazzata (come il volo di una rondine) da una mano impertinente per dar fastidio. Si usa questa parola anche quando si vuol far sapere una cosa ad un conoscente senza rivelar l'autore della notizia: “ci ti l’è dittu? Na ninninedda” (chi te lo ha detto? Una rondinella).

1 commento:

Lorenzo ha detto...

Bellissima sceneggiatura, anche se si fa un pò fatica a leggerla.