venerdì 26 febbraio 2010

MADRE TERRA



Quando l’Acqua, il Fuoco, l’Aria e la Terra
ritorneranno ancora una sol cosa
colui che è per venire, che ora è e che era
1

ripartirà dall’Ovest, non più Sposa,
ma Padre di ogni gente e di ogni era
ridisegnando in un lampo ogni Cosa.

Dei Tre Corpi ultimo regno è la Terra
dell’unità, del duplice e del trino;
dopo millenni ancora il Sonno serra

la quinta età dalla Gorgone, sino
a che ogni Uomo saprà il suo Mistero
di fisico, di eterico e divino.

Più volte vicino raggiunse il Vero
a ciò che è Verbo e che gli è propizio
che nella Sfinge in quattro è però intero

nella dimora del più antico Egizio.
Quando l’Uno diverrà infine Sette
allora il Due nel Sei - più primizio -

il nostro Cinque dal Tre farà Vette.


______________
Aquila, Toro, Leone, Angelo... NTIDE.

1
Apocalisse. Cap. I, Visione di Patmos. Giulio Einaudi Editore. 162


venerdì 19 febbraio 2010

PA PERO NE



L’albero del pane non è il pero,
ma quello del ricco Paperone;
però è riuscita Rita
dal pesto ad est del Po
invocando le deinità di Maly
nel made in Italy con l’acconto
per lo stame in accostamento
per Giò senza cagione
del suo cane:
(ahh! ... «uscì», lo portò a far pipì,
me ne ero scordato).

Il suo putto pupazzetto mandò alle pazze
e senza ricordo di cor
rido della tuta di tela tutelata.
Gli uni dei riti riuniti
nella vittoria per la vita dei Tori,
gli altri perché si geme di dolore
con gli algesimetri dopo
parole come gesime
anche per molte quaresime
anzi, quadri-gesime!




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INcastRI: INRI - Inca - Astri - Cast - Castri.

mercoledì 10 febbraio 2010

ALLA SORGENTE



E dalle mie mani
bevo un sorso d’acqua.
Tutto ha un sapore di terra,
di tuono, di buono.
Ho gustato il suo scorrere intenso,
ho sentito il ciotolo rotolare
e la carpa in amore,
ho visto il ghiaccio ridivenire
e poi... prosciugare.

Ho sentito l’acqua
e dentro me era me
e fuori di me era me.



___________
Abbeveriamiamoci.

sabato 6 febbraio 2010

Ho Visto Anche Degli Zingari Felici



È vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce.
È vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita.
È vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.
È vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
È vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.

È vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.
È vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
È vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
(conclusione)
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l’altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.

E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l’abbondanza.

È vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
È vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
È vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Claudio LolliHo Visto Anche Degli Zingari Felici, 1976.