domenica 7 giugno 2009

INERME SOLITARIO



Chiedo udienza
a voi luminari della politica scienza.
Chiedo venia:
ho una grossa tenia?!
Non mi reggo più dritto,
ma non riesco a stare zitto!
Lei m’è entrata dalla bocca
e sta acquattata, non mi tocca.
Sta sempre calma, dentro,
se lei mi ascolta io non c’entro.
Se mangio
tanto o normale
lei non mi fa male,
se mangio spesso oppure poco
lei rimane subdola nel suo loco.

Non so com’è fatta
s’è aggressiva, visibile, chiatta;
non so quant’è lunga
e che funzione funga;
non so cosa pensa,
s’è corta, asciutta, densa,
fragile, aggressiva, fanatica,
o scaltra, ispirata... pratica;
non so come si veste
s’è rossa, bianca, nera, celeste;
non so se ha Sorelle, Colleghe,
Compagne, Camerate o Leghe.
In pratica ogni cosa che faccio
lei mi rende uno straccio.
Lavoro, compro, sudo,
pago tutto, mangio crudo,
cotto, tiepido, sciapo...
ma son sempre punto e accapo.
Lei è li segreta, calda,
si tiene stretta... salda,
si nasconde, si rintana,
si coalizza, si dipana.
Cambia volto, mi costringe,
mi schiavizza, mi restringe;
non mi molla, mi si avvita...
A ME MI STA ROVINANDO LA VITA!

Basta! Basta! Non resto più inerme.
«ora ti sento, sporco di un verme»
m’accorgo del tuo continuo dolo,
scopro che non sei mai stato solo
dentro di me siete stati in tanti
coalizzati e arroganti.
Non resto più schiavo dei vostri metodi, abusi,
aggressioni, raggiri, soprusi.
Ora che mi hai ridotto a mal partito
resto solo, più magro... tradito.
Non ho più santi da votare,
né fede per nessun altare.
Non mi fido più del vostro domani,
voi… voi che continuate a mangiare a piene mani.
Basta! non voglio vermi da sfamare,
non vi darò più da mangiare;

Basta!.. so cosa fare:
«VI UCCIDO... cioè, vi vado a cagare!»

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